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Itinerari

FONTE VECCHIA
Si tratta di un breve percorso ad anello di 2,8 km., che collega aree che hanno avuto grande importanza nella storia di Gavorrano. Il tragitto inizia con la visita del castello di Gavorrano, quindi, seguendo un antico percorso di crinale che, a tratti, offre notevoli punti panoramici sulla pianura sottostante, si arriva con una breve discesa all'abitato di Filare, originariamente sorto per ospitare le maestranze dedite al lavoro in miniera. Quindi, risalendo lungo via Ariosto, si fiancheggia una delle zone più importanti della Miniera di Gavorrano: l'area di Pozzo Roma. La vegetazione, dopo anni di abbandono, si sta evolvendo in un bosco di alto fusto, con esemplari imponenti di leccio Quercus ilex ed orniello Fraxinus ornus. Alla fine del percorso, subito prima dell'ultima salita che conduce nel centro di Gavorrano, emerge dalla vegetazione la Fonte Vecchia, l'antica fonte, oggi asciutta, che per secoli ha dissetato la popolazione di Gavorrano, la cui struttura si trova ancora in buono stato di conservazione. Nella zona di Fonte Vecchia si trovano le parti più antiche della Miniera. A pochi metri dalla fonte si possono ancora intravedere i resti di una galleria che molto probabilmente è ciò che rimane delle prime ricerche di Francesco Alberti effettuate nella seconda metà del XIX secolo.

RIGOLOCCIO
Questo percorso ricalca nella parte terminale, con l'attraversamento di via Ariosto e la Fonte Vecchia, il percorso n° 1. Rispetto a questo, permette la visita ad altre due importanti aree minerarie della storia di Gavorrano: Case Conti e Rigoloccio. Un'agevole strada sterrata congiunge infatti il centro del paese con questi siti minerari situati sul versante settentrionale della collina su cui sorge il capoluogo. A Rigoloccio si può apprezzare anche l'imponente opera di rinaturalizzazione e di regimazione idraulica compiuta negli ultimi anni intorno alla miniera. La strada, attraversando terreni coperti da una rigogliosa vegetazione di castagni Castanea sativa e sughere Quercus suber con frequenti macchie di eriche Erica sp. e corbezzoli Arbutus unedo, arriva in breve all'abitato di Filare.

MONTE CALVO-RAVI
Il percorso si sviluppa nell'area del Monte Calvo, il "cuore" naturalistico del parco, inserita dalla Regione Toscana nel Sito di Interesse Regionale (SIR) n. 108 "Monti d'Alma", per la presenza di habitat peculiari e minacciati a livello europeo. Dal centro del paese si sale sull'asfalto fino alla sella posta a 329 m. slm., punto di partenza di molti itinerari. Da qui parte una strada sterrata per il Monte Calvo. Una breve digressione porta nei pressi del pozzo minerario Valsecchi che mostra ancora il castello in legno, unico esempio nel territorio.
Arrivati sulla radura ai piedi del Monte è da visitare la dolina carsica caratterizzata da bellissimi esemplari di biancospino Craetegus monogyna dalle notevoli dimensioni e da aceri campestri Acer campestris, si prosegue quindi lungo una traccia poco evidente a sinistra che, evitando la cima del Monte, lo supera passando in falso piano sul versante orientale. L'ambiente è di macchia bassa alternata a belle radure ricche di specie erbacee (notevoli in primavera le fioriture di orchidee spontanee) e garighe. Non è raro osservare rapaci diurni (biancone Circaetus gallicus, poiana Buteo buteo, gheppio Falco tinnunculus, ecc.) volteggiare sugli spazi aperti. I paesaggi, grandiosi, spaziano verso la pianura di Grosseto fino ai Monti dell'Uccellina e l'Argentario. In corrispondenza di un "omino" di pietra il sentiero torna indietro passando però sul versante occidentale, dal quale si dominano la pianura del fiume Pecora ed il Golfo di Follonica con in evidenza le isole dell'Arcipelago Toscano. Il percorso incontra quello dell'andata nei pressi della dolina. Da qui il cammino è a ritroso sino al centro di Gavorrano.

MONTE CALVO-POGGIO AL FABBRO
Il percorso iniziale è comune a quello del percorso n° 3. Superato l'omino di pietra si percorre per un breve tratto il percorso n° 4, fino all'incrocio posto in una sella, dalla quale, a destra, parte un nuovo sentiero (il percorso n° 5) che, in discesa, fiancheggia un fosso. La vegetazione risulta ora più alta e diversificata, favorita da un maggior accumulo di substrato e da una giacitura più umida. Una strada bianca e poi un sentiero ci conducono tra le belle campagne di Villa e del Poderino, in parte incolte e particolarmente ricche di specie di uccelli rare (tottavilla Lulula arborea, averla piccola Lanius collurio, averla capirossa Lanius senator, ecc.). Sempre scendendo si giunge alla valle formata dal Fosso di S. Giovanni, lungo il quale, fino a non molti anni or sono, operavano una serie di mulini che rifornivano di farina il paese. Siamo ormai nella zona dei Bacini di Poggio al Fabbro - Filare, ampie superfici che in passato sono state utilizzate per l'accumulo e la decantazione di acque provenienti dalla lavorazione della pirite. Il paesaggio, oggi notevolmente rinaturalizzato, è impreziosito da un laghetto, dove vive una interessante fauna acquatica; soprattutto in inverno è facile l'avvistamento di tuffetti Tachybaptus ruficollis, germani reali Anas platyrhynchos e folaghe Fulica atra.
Il ritorno viene effettuato attraverso la via che passa accanto alla Fonte Vecchia (percorso n° 1), uno dei luoghi più suggestivi di Gavorrano.

VAL DI MICCIA-CALDANA
Il percorso inizia dal quadrivio nei pressi da Pozzuoli, un podere ormai ridotto a rudere, ma circondato da gigantesche e bellissime roverelle Quercus pubescens plurisecolari. Per raggiungere l'inizio del percorso sono possibili più vie, la più breve segue il percorso n°1, ma è possibile seguire anche il percorso n° 5 dalla Cava di Gavorrano, o il percorso n° 4 dal paese di Ravi.
Superato il podere Pozzuoli, poco riconoscibile tra la fitta vegetazione, ma vero paradiso per i piccoli uccelli di siepi e cespugli (capinera Sylvia atracapilla, merlo Turdus merula , pettirosso Erithacus rubecula, scricciolo Troglodytes troglodytes, ecc.), il sentiero piega verso est cominciando a scendere tra una vegetazione che diventa gradualmente più alta e più mesofila (con prevalenza di specie decidue come carpini (Carpinus sp. e cerri Quercus cerris). Arrivati ad uno slargo, su una strada imbrecciata, bisogna porre attenzione perché, quasi tornando su se stesso, il sentiero rientra nel fitto del bosco. Inizia un tratto in cui la traccia può risultare poco visibile, comunque scendendo si arriva fino ad un fosso, generalmente asciutto; superatolo il sentiero ritorna ben visibile. Si segue così il fosso di Miccia, profondo canalone raramente percorso da un rivolo d'acqua. È bella la vegetazione che scendendo di quota, per un fenomeno di "inversione termica", assume le tipologie dei boschi di alta collina e dei versanti freschi. Cominciano ad apparire i castagni, con alcuni esemplari giganteschi, che in breve formano veri e propri castagneti, oggi solo in parte allevati per il frutto. Interessante anche la presenza dell’agrifoglio Ilex aquifolium. Questo è un habitat ideale per gli animali che prediligono alberi vetusti con numerose cavità, come i picchi, alcuni rapaci notturni e gli scoiattoli. Il sentiero, ormai divenuto una carrareccia, prima di terminare nella strada asfaltata permette la visita ad alcune cave di "Porta Santa", un calcare rosso brecciato usato nel passato come materiale da costruzione ed impiegato anche per alcuni monumenti della Capitale. La visita delle cave al momento non è organizzata, per cui occorre prestare la massima attenzione! Intorno alle cave, parzialmente naturalizzate, soprattutto in inverno è possibile osservare uccelli rupicoli come il sordone Prunella collaris ed il passero solitario Monticola solitarius. Giunti sulla strada asfaltata in breve si raggiunge il paese di Caldana, dove non può mancare la visita al piccolo centro storico, con le bellissime cantine sotterranee, e la chiesa di San Biagio, raro esempio per la Maremma di architettura sacra rinascimentale, con la bella facciata opera di Antonio da Sangallo il Vecchio.

GIUNCARICO
Il percorso inizia dalla frazione di Giuncarico, da visitare il notevole centro storico e la chiesa di Sant'Egidio, seguendo la strada asfaltata ed uscendo della Porta Senese della cinta muraria si giunge dopo circa 1200 metri ad un incrocio con una strada sterrata a destra. Si imbocca e si tiene la destra al primo incrocio. La strada è una comoda sterrata che scende lentamente tra boschi di lecci e ornielli per oltre 1 km. Si arriva così a l'incrocio con una strada forestale che scende con decisione attraverso un bosco ceduo tagliato di recente. Il sentiero velocemente conduce nella valle del torrente Sovata dove si incrocia con una bella strada vicinale che, fiancheggiando campi ex coltivi e dove non è difficile avvistare qualche lepre, ci porta fino alla località Stazione di Giuncarico. La salita verso il paese di Giuncarico si effettua su di una bellissima strada segnata da una doppia fila di cipressi Cupressus sempervirens. La parte finale del percorso è nuovamente su strada asfaltata, che in questa parte presenta suggestivi panorami sulla pianura maremmana e sulle colline del Gavorranese; qui è facile nelle ore più calde osservare il volteggio di poiana e del biancone. Si giunge così nel borgo attraversando la splendida porta sormontata dall'alta torre della cinta muraria.

PALAIE-CESI
Il percorso può iniziare dal centro di Gavorrano. Per chi si muove a cavallo si consiglia di evitare i tratti di strada asfaltata, per i quali il percorso risulta ottimale dalla cava di Gavorrano fino al paese di Caldana. Da Gavorrano si scende lungo la strada asfaltata in direzione di Bagno di Gavorrano, si supera l'ingresso del Parco Minerario fino ad arrivare ad un tornante, a sinistra si apre una strada sterrata che entra nella cava di calcare. La strada sterrata prosegue in leggera pendenza tra una vegetazione arbustiva di cisti Cistus sp. e ginestre Cytisus sp.. Si supera così l'abitato delle Palaie, poche antiche case che dominano la pianura di Filare e Bagno di Gavorrano. Sempre in leggera salita, con alcuni brevi tratti di maggiore impegno, si prosegue tra piccoli campi, tratti di bosco e begli scorci panoramici sulla pianura sottostante. A circa 6 km dalla partenza si giunge ad un incrocio con una strada imbrecciata di maggiore traffico, si tiene la destra e si continua in salita, che in alcuni tratti é piuttosto ripida, fino ad un incrocio sulla sinistra (a km 7,800). La strada presenta un fondo più sconnesso, sempre in salita, nel mezzo di una rigogliosa macchia mediterranea in cui spiccano alcuni begli esemplari di quercia da sughero. In prossimità di una curva a sinistra termina la salita e la strada in leggera discesa scende verso la piccola frazione di Cesi. È questa la zona più selvaggia del percorso, a tratti di fitta macchia mediterranea si alternano radure con affioramenti calcarei, popolate in primavera da variopinte fioriture di orchidee spontanee. In uno di questi si trova una splendida e gigantesca roverella, luogo ideale per un meritato riposo. Superato Cesi la strada presenta un fondo migliore, il bosco si alterna con maggiore frequenza a campi coltivati, oliveti, piccole vigne. Senza difficoltà si arriva alla frazione di Poderi Alti e quindi ritrovando l'asfalto si giunge, dopo 16,500 km da Gavorrano, a Caldana. Nel paese è consigliabile la visita alla chiesa di San Biagio ed al centro storico con le belle cantine ipogee. Per terminare il percorso occorre uscire dal paese per la strada asfaltata che porta a Ravi, una forte discesa e quindi una leggera salita ci conducono facilmente al paese di Ravi, da visitare il centro storico con il bel castello a spirale. Si prosegue, sempre su asfalto in direzione di Gavorrano. Si consiglia per chi usa la bicicletta di seguire strada provinciale n° 82; facile per la modesta pendenza, che si imbocca subito dopo l'area mineraria di Ravi Marchi, uno dei poli del Parco Minerario di Gavorrano.

TORRENTE RIGO
Dal paese di Caldana si imbocca, in direzione Sud, la via Tirli; superate le ultime case la strada diventa sterrata. Si attraversa così piccoli campi, oliveti, in una strada bordata di belle querce da sughero, che offre suggestive inquadrature di Caldana. Dopo un primo tratto in facile discesa, la pendenza aumenta fino a circa il 20%; il fondo, buono, consente di limitare la difficoltà. Arrivati in fondo alla valle, occorre superare il fosso di Terrighi ed affrontare una breve salita. La strada continua a salire, più dolcemente, tra boschi di leccio, di rado interrotti dai campi di alcuni piccoli poderi. A circa 3 km dalla partenza si giunge ad un incrocio, e tenendo la destra si oltrepassa una cessa spartifuoco, scendendo, in breve si giunge ad un altro incrocio, nel fondovalle del torrente Rigo. Poi si gira a destra lungo una strada in leggera salita, che costeggia il corso del Rigo: questa area è di grande interesse naturalistico, la vegetazione, tipica delle zone più fresche e umide, presenta begli esemplari di acero campestre, cerro, carpino bianco Carpinus betulus e nocciolo Corylus avellana, tra gli animali sono stati recentemente segnalati la rara salamandrina dagli occhiali Salamandrina terdigitata ed il picchio rosso maggiore Dendrocopos major, poco comune nel nostro territorio. La strada del Rigo si immette, dopo un paio di Km, in un'altra strada, detta di S. Lucia; che imbocchiamo tenendo la destra. Anche questa in leggera salita, corre accanto al fosso omonimo. Rispetto al precedente questo è più ricco di acqua e quindi anche la vegetazione erbacea che lo caratterizza è quella tipica dei fossi e dei ruscelli: carici Carex sp. e felci tra cui la poco comune lingua di cervo Phyllitis scolopendrium. Superato un piccolo ponte sul fosso, si lascia la strada principale e ci si immette a destra sulla strada per Biancolana. A poche centinaia di metri, sempre sulla destra, c'è un'area attrezzata dove riposarsi all'ombra di un maestoso leccio cresciuto sui muri che delimitano la sorgente di Biancolana. Intubata all'inizio del secolo scorso, la sorgente oggi non è utilizzabile dall'escursionista. Superata la sorgente, la strada continua in salita (alcuni brevi strappi sono faticosi) tra una vegetazione lussureggiante tra cui spiccano le querce da sughero, alcune maestose roverelle e, nei pressi di un tornante a destra uno splendido esemplare di corniolo Cornus mas. Si continua per un paio di km per arrivare alla frazione di Cesi, dove è possibile tornare a Caldana, in poco meno di 6 km, seguendo il percorso n° 8; oppure, sempre lungo il sentiero n° 8, spostarsi nella zona di Gavorrano, percorso più lungo ed abbastanza faticoso.

BAGNO DI GAVORRANO
Si parte dal centro di Bagno di Gavorrano e , seguendo via Marconi, ci si sposta, superando il semaforo, verso i Forni di Gavorrano. Dopo circa 1 km un bivio a sinistra ci conduce ai Forni, un piccolo gruppo di case nei pressi della ferrovia. Si segue la strada principale che, divenuta sterrata si inoltra nelle campagne in direzione Sud Ovest. A 2 km dalla partenza si trova un incrocio, si tiene la destra, e si continua su una comoda strada imbrecciata e pianeggiante. Dopo una curva a sinistra si incontra un gruppo di case, poi un incrocio, mantenendo la stessa direzione, poi un'altra casa colonica (C. Pierallini). Subito dopo quest'ultima si guada il fosso di S. Giovanni (3,2 km). Poche decine di metri ci separano da un nuovo incrocio. Questa volta ci teniamo a sinistra e, in lieve salita, arriviamo in breve ad una strada asfaltata. Attraversiamo la provinciale n° 60 per Follonica ed imbocchiamo una nuova strada sterrata in direzione Est. Questa sale, senza strappi bruschi, tra oliveti e boschetti. Dopo circa 1,5 km sulla sinistra si trova un area ex mineraria ormai rinaturalizzata, i Bacini di S. Giovanni, in passato utilizzati per la decantazione delle acque di lavaggio della pirite. Le acque hanno creato un habitat vario, con boschetti, e zone aperte, canneti ed un laghetto, idoneo alla fauna selvatica, per cui passando in bicicletta è facile osservare anatre in volo o un falco di palude Circus aeroginosus in caccia. La strada si segue ignorando i vari incroci che si incontrano, fino al momento in cui si immette nella strada asfaltata. Si tiene la sinistra quindi al primo incrocio a destra nella frazione di Filare. Sempre sull’asfalto, si sale leggermente raggiungendo su di un tornante la massima quota del percorso (146 m. slm.). Si continua sulla strada asfaltata, sulla destra si incontrano delle abitazioni un tempo destinate alle maestranze delle miniere di Gavorrano, quindi, in prossimità di un nuovo tornante si imbocca una stradina sterrata (diventerà in breve di nuovo asfaltata) che scende sino alla strada provinciale n° 82. Questo tratto del percorso è dominato dalla sagoma del Pozzo Rigoloccio, uno dei tanti punti di ingresso nella miniera di Gavorrano. Attraversata la provinciale, si segue sulla carrareccia segnata come percorso n° 11 in direzione Nord Ovest. Il fondo sconnesso consiglia la prudenza. Poche centinaia di metri e dopo alcuni alberi, che ombreggiano il percorso, si gira a sinistra, ritrovando il percorso n° 10, su di una via sterrata che ci riporta a Bagno di Gavorrano.

LAGO DELL'ACCESA
Partenza dalla piazza di Gavorrano. Accanto alla piazza parte una strada asfaltata per il cimitero, all'inizio in forte discesa poi più lieve, all'altezza del bivio per il cimitero diventa sterrata. Si prosegue sempre lungo la via principale fino ad un quadrivio, si gira a sinistra e si continua in leggera discesa su un'ampia strada che attraversa boschi, pinete e vecchi castagneti ormai inselvatichiti, fino al pozzo minerario di Rigoloccio. L'area, recentemente recuperata, è inserita nel Parco Minerario di Gavorrano. La strada, di nuovo asfaltata, prosegue in discesa fino ad incrociare la strada provinciale n° 82. Si attraversa l'asfalto e si prosegue in una stretta sterrata tenendo sempre la destra. Tra orti e vigne si arriva alla strada provinciale di Bagno che si segue in direzione Nord fino alla SS Aurelia (a 4,6 km dalla partenza). Si segue l'Aurelia in direzione Livorno per qualche centinaio di metri, quindi a destra in una piccola strada asfaltata che passa sotto la ferrovia e, dopo poco, scavalca la superstrada E80. Si continua in direzione opposta, si aggira un distributore di benzina, quindi, a sinistra, si prende una carrareccia che sale con pendenza elevata fino al valico dell'Aione (175 m. slm.). Dal valico si gode un bel paesaggio sulle colline coperte di macchie. In direzione Nord, è possibile scorgere, presso un traliccio dell'alta tensione, anche i ruderi del medievale Castello del Vescovo. Dal valico si gira a sinistra, lungo una strada dal fondo sconnesso, fangosa in inverno, che scende fino al fosso di Val di Rena. Si entra così nel Comune di Massa Marittima. Si continua a sinistra lungo il fosso, seguendo una carrareccia aperta di recente. La strada ha un buon fondo, pianeggiante nel primo tratto, poi in salita fino ai pressi del podere di Poggio Corbello. Da qui si gode una bella vista del Lago dell'Accesa, che può essere facilmente raggiunto seguendo la strada asfaltata in discesa che conduce fino alla vicina Provinciale e quindi in direzione Est fino alla località la Pesta. Da qui una comoda carrareccia conduce si sulle sponde dell'Accesa, unico esempio di lago naturale in Alta Maremma. L'area prossima al Lago è un'importante area archeologica etrusca attrezzata nella quale si possono visitare i resti di una serie di insediamenti del VI sec. a.C. Questo lago carsico, a dispetto delle piccole dimensioni (solo 14 ha.) è molto profondo (quasi 40 m.) ed è inserito in un sito di importanza regionale (SIR n. 105), soprattutto per le emergenze floristiche palustri. Le sponde del lago ancora bordate dal canneto ospitano anche una interessante avifauna palustre: soprattutto in primavera non è difficile udire i richiami del porciglione Rallus acquaticus o del cannareccione Acrocephalus arundinaceus e con un po' di fortuna osservare l'elusivo tarabusino Ixobrynchus minutus. Le limpide acque del piccolo lago e dei canali circostanti sono l'habitat per ben 26 specie di libellule, quasi un terzo del totale presente in Italia.

CASTEL DI PIETRA
Il percorso parte nei pressi della stazione di Giuncarico tra il sottopasso della ferrovia e quello della Superstrada della strada provinciale n° 20. L'interesse storico archeologico della zona si mostra da subito: Poggio Pelliccia, la piccola collina che si erge subito a Nord ospita un tumulo etrusco del VII - V secolo a. C. mentre alle spalle della grande tomba, sulla cima del poggio Zenone, si trovano i resti di un castello medievale, chiamato localmente "la Castellaccia". Si inizia l'escursione seguendo la provinciale in direzione Nord attraverso una bella campagna coltivata a frutteti ed oliveti e, dopo aver superato una grande cava di ofioliti che si lascia alla destra a circa 4,3 km dalla partenza, si giunge ad un bivio dove si gira a sinistra. Continuando invece diritto per alcune centinaia di metri, e voltando a sinistra in una strada sterrata che conduce ad un podere, è possibile visitare i resti di una grandiosa diga rinascimentale, localmente chiamata "i Muracci", crollata nel 1492.
Riprendendo la strada lasciata per visitare la diga, continuiamo per alcuni km in una bella strada rettilinea che corre parallela al fiume Bruna, riconoscibile nella campagna coltivata a cereali o girasoli per la fitta vegetazione riparia che lo borda.
Superata il centro poderale della tenuta "Castel di Pietra" (a 7,1 km) si continua per la stessa strada fino ad un bivio sulla sinistra che conduce al pod. Serratone (al momento disabitato), da qui una carrareccia in direzione Ovest sale verso l'alta rupe del Castel di Pietra: si consiglia di lasciare la bicicletta al cancello di legno e proseguire a piedi fino al castello medioevale: una campagna di scavo archeologico iniziata nel 1997 ha portato alla luce gli ambienti del cassero, le strutture pre-romane sulle quali il castello fu edificato ed interessanti reperti conservati nell'omonimo centro di documentazione a Gavorrano. Vuole la leggenda che sarebbe questo il castello nel quale visse e morì tragicamente Pia de' Tolomei, le cui vicende sono narrate da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Un boschetto dominato da ornielli e bagolari Celtis australis circonda l’area archeologica
Nei pressi è stato rinvenuto anche un riparo abitato dall'uomo di Neanderthal, detto "riparo Cavanna" dal nome dello scopritore.
Terminata la visita del sito archeologico bisogna ritornare sui propri passi fino alla Tenuta Castel di Pietra, quindi lasciare la vecchia via, piegando a Sud, lungo un sterrata che corre ondulata tra belle campagne a pascoli delimitati da siepi e vecchie roverelle. Poco prima di incrociare il tracciato della Superstrada E 80, ad un bivio, tenersi a sinistra. In un paio di km una comoda strada sterrata ci riporterà a punto di partenza.

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